Ciao Federico
Quando nasce la tua passione per la scrittura?
Probabilmente siamo nati insieme. Da che mi ricordo ascoltare e raccontare storie mi è sempre piaciuto.
Cosa significa essere sceneggiatore?
Domanda curiosa…, credo che per ognuno essere sceneggiatore abbia un significato diverso. Per me , (fuori dai denti), ha significato molto spesso lavorare molto per pochi o nessun soldo. Incontrare un sacco di gente del cazzo e vedere un buon sessanta per cento delle sceneggiatura restare un progetto irrealizzato.
Ma ha significato anche aver avuto la possibilità di essere proiettato in esperienze inaspettate e lontanissime dal mio quotidiano, come quella di finire sul set di una delle mie serie preferite di sempre (come comparsa). Partecipare e (a volte) anche vincere festival. Conoscere e imparare da autori bravi e pieni di talento e, attraverso tecnici capaci e appassionati, scoprire professioni e mondi (direi fichissimi ma non si può sentire) quindi dico affascinanti dei quali prima ignoravo l’esistenza. (Uno su tutti? Quello degli operatori cinematografici)
Ma, soprattutto, essere sceneggiatore significa a volte poter provare la rara ebbrezza della collaborazione che funziona e la soddisfazione, unica nel suo genere , di vedere un progetto compiuto e ben realizzato.
Come hai vissuto l’esperienza del cinema?
Un po’ come si vive cavalcando una meteora sulla quale si è finiti per sbaglio…
Dal cinema al fumetto, qual è stato il passaggio?
Non c’è stato nessun passaggio. Ho sempre scritto di tutto contemporaneamente. Sceneggiature per corti, serie tv, fumetti e film… la differenza l’ha sempre fatta chi ha deciso di cimentarsi nella realizzazione di queste.
Qual’è il tuo prossimo progetto?
Come ho detto di progetti ce ne ho un pacco alto così, molto probabilmente il prossimo sarà un altro fumetto, una saga fantasy che Michele (D’Aloisio) è fortemente intenzionato a disegnare. Ma in realtà potrebbe essere anche qualcos’altro…
Come hai conosciuto Michele D’Aloisio?
Io e Michele siamo stati messi in contatto da un sedicente agente, per la realizzazione di una storia da piazzare sul mercato francese. La storia, che ve lo dico a fare, non è andata, ma per lo meno è servita a dare la stura alla collaborazione più fruttuosa e soddisfacente (se non in termini di “successo” così come viene inteso, almeno in termini artistici) della mia, diciamo, carriera.
Come potrebbe riemergere il fumetto italiano?
Non so. L’argomento credo sia complesso, di sicuro c’è qualcosa di stantio che pian piano sta corrodendo l’interesse generale sia dei fruitori sia, ahimè (ma è solo un punto di vista personale eh?) degli stessi creatori/autori dei fumetti.
E chi lo sa? Magari sarà proprio grazie ad iniziative come questa (Novel Comix), che in fondo si aprono ad un nuovo mercato in un nuovo formato e magari proponendo pure qualche nuovo contenuto ad aiutare sta riemersione … chissà… (cioè, speriamo…)