Ciao Roberto
Quali sono gli autori che ti hanno maggiormente influenzato?
Ricordo con piacere gli artisti che più mi hanno influenzato: Guido Crepax - principalmente
per simpatia generazionale - il più rappresentativo dello spirito dei miei “Anni Sessanta”.
Hugo Pratt che, con Corto Maltese, ci ha indirettamente descritto le lotte di emancipazione (eravamo molto sensibili a questi argomenti, allora!) del Terzo Mondo, le ripercussioni della rivoluzione di Ottobre in Asia, il colonialismo europeo in Africa.
Poi Dino Battaglia che, con segno tenebroso e goticheggiante, ha tradotto in fumetti opere di autori classici, specie dell'ottocento, quali Poe, Lovecraft, Stevenson pubblicandole - altro punto fermo, in quegli anni - sulla mitica rivista Linus.
Ultimo - ma primo nella mia personale classifica di gradimento - Sergio Toppi già apprezzato, sul Corriere dei Piccoli, dal ragazzino “affamato” di storie raccontate per immagini. Ricordo, con malcelata melanconia, le pagine centrali del “Corrierino” sulle quali Toppi aveva presentato i famosi soldatini di carta, e in particolare le serie sul Far West e sui cavalieri medievali.
Toppi, negli ultimi tempi, aveva scelto di violare i classici contorni che delimitavano le vignette precorrendo le innovazioni grafiche alle quali, immodestamente, mi ispiro.
Nelle mie tavole, infatti, la narrazione non si sviluppa col classico susseguirsi
di vignette ma utilizzo pochi elementi essenziali dal valore simbolico ed evocativo: flash
emotivi intenzionalmente influenzati dal linguaggio cinematografico di campi e controcampi, primi piani, ecc., ma ancor più da quello contemporaneo cui siamo assoggettati nei frenetici spot pubblicitari.
Quali sono i motivi della scelta di un genere particolare come quello storico?
Mentre corto Maltese si muove nel mondo attraverso fatti realmente accaduti e incontra alcuni protagonisti della Storia, manca invece una ricerca che valorizzi le realtà locali nel corso dei secoli attraverso eventi circoscritti - che comunque alla “Grande Storia” conosciuta sui banchi di scuola hanno contribuito - e che rappresentano un patrimonio altrettanto importante che rischia di essere dimenticato negli archivi.
E’ a quest’ultimo spazio - geografico ma non solo - che rivolgo il mio interesse: è il territorio in cui vivo, quello in cui più frequentemente mi sposto, soddisfacendo curiosità infantili coniugate a un più maturo desiderio di appartenenza, tentando così di arricchire di conoscenza la relazione tra individuo e l’ambiente più prossimo.
Quindi dove si svolgono i racconti e con quali caratteristiche narrative?
Si tratta principalmente di storie ambientate in Piemonte e che sconfinano in Liguria (quando non esistevano gli attuali confini amministrativi), affidate alla narrazione disincantata di protagonisti involontari: un omaggio alla figura dell’antieroe - i vinti di sempre - non solo letterari ma altrettanto ben rappresentati dal filone cinematografico a me caro inaugurato nel 1970 da “Piccolo grande uomo”, da “Soldato blu”, da “Un uomo chiamato cavallo”... è da quel preciso momento che sullo schermo gli indiani non sono necessariamente stupidi o malvagi e i cowboys possono essere patetici e meschini!
Esiste una relazione tra questi film e qualche fumetto?
Connessione ideale tra questo genere di film e fumetto antieroico è stato “Ken Parker”.
Personaggio che ho amato molto, l’ultimo fumetto che ho acquistato regolarmente
completandone - quasi! - la collezione, è stato disegnato da Ivo Milazzo nel ‘77.
Ispirato al protagonista del film “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo” (1972) curiosamente riproduce i tratti somatici dell’interprete, l’attore Robert Redford.
Ken Parker è un personaggio insolitamente non superficiale, disincantato ma dalla profonda umanità e rappresenta uno dei punti più alti del fumetto italiano.
Cosa pensi del fumetto come forma di narrazione?
Finora ho utilizzato il termine largamente diffuso di “fumetto” con un po’ di disagio, ricordando l’antico pregiudizio che marchiava la lettura delle strisce stampate di Kinowa
o Blek Macigno quale segno di un inevitabile futuro da subumani illetterati.
Oggi, forse per “rimuovere” questa immagine negativa, viene spesso utilizzato il termine esterofilo “graphic novel” mentre, in altri casi, viene definito “letteratura disegnata”.
Per la qualità dei contenuti e le sofisticate influenze dovute all’art nouveau così come alla pop art o ad altri più o meno recenti movimenti artistici, sono convinto che il fumetto appartenga a pieno titolo alla categoria delle moderne comunicazioni o “arti visuali”.