Già dal titolo si capisce che The Fucking Frogman non è un fumetto normale. L'opera di Massimo Rosi e Matteo Gerber è infatti un concentrato di violenza e turpiloquio in puro stile Garth Ennis.
In questo primo numero il protagonista, che almeno in apparenza non ha nessun problema ad andare in giro vestito come una rana, si ritrova coinvolto in uno strano caso dove un individuo misterioso è implicato nell'uccisione di vari volatili.
Nonostante la grande dose di non-sense e follia, durante tutta la storia si respira comunque una sottotrama vicina ad alcune tematiche dell'ambientalismo.
Il nostro antieroe infatti, un bel giorno ha deciso (per motivi ignoti) di punire nei modi più brutali e cruenti chi non rispetta l'ambiente e gli animali, trasformando l'intera serie in una divertente variante dei comics supereroistici made in USA.
Non a caso, The Fucking Frogman ricorda da vicino lo stile dei fumetti Marvel/DC, puntando anche su sequenze action molto frenetiche.
Il protagonista, il cui passato viene narrato attraverso brevi sequenze che lo mostrano impegnato a combattere in Afghanistan, ricorda per i suoi modi spietati The Punisher, forse solo con un pizzico di follia in più.
I vari dialoghi all'interno dell'opera, costruiti con un'impronta simile a quella di autori come Garth Ennis e Joshua Williamson, riescono in più di un'occasione a strappare qualche sana risata anche grazie a un ritmo ben calibrato dove le apparizioni in costume dell'Uomo Rana sono ben diluite lungo l'intero arco narrativo.
Il tratto di Mario Cocciolone risulta grezzo e oscuro, povero di dettagli ma comunque efficace nel descrivere la psiche tremendamente disturbata del personaggio principale.
The Fucking Frogman è quindi un fumetto politicamente scorretto e completamente fuori di testa, ma ormai lo sanno tutti. Il futuro è dei folli.
Andrea Stella