Potete dire quello che vi pare.
Potete esaltare i soldati, il rumore dei cannoni, la lotta disperata per restare in vita.
Ma la guerra è, e resta, uno schifo.
La guerra è sporca, fredda, desolante, degradante.
La guerra è una “malattia” che tira fuori dall’essere umano tutti i peggiori istinti immaginabili, sopiti nelle profondità dell’anima.
E scava nella testa del soldato una voragine che viene gradualmente riempita da un unico, terrificante pensiero: uccidi, o sei finito.
Il soldato vede il nemico e in lui non riconosce un altro essere umano mandato al massacro per conquistare una striscia di terra di cui non godrà mai.
Vede nel nemico un numero che lo separa dalla fine dell’orrore.
E allora spara. -1
Spara ancora. -2
Perché se i nemici finiscono, anche la guerra ha fine.
E poi accade l’impensabile.
Il disgraziato a cui ha sparato un minuto prima continua ad avanzare.
E allora continui a sparare ancora, ancora e ancora.
Fino a svuotare il caricatore.
Ma lui non arretra di un passo, si avvicina sempre di più.
E solo quando è troppo tardi, il soldato si rende conto che il nemico non può essere ucciso.
E che sta per diventare la cena di qualcuno.
“Who will save the world” di Stefano Cardoselli è la storia di un orrore senza fine, che si autoalimenta un morto alla volta.
Inesorabilmente.
Tra tedeschi zombie, zeppelin, geniali inventori, scienziati pazzi e pistole di grosso calibro, un manipolo di valorosi soldati cerca di sopravvivere e di salvare il mondo da un orrore al di là di ogni immaginazione.
Sperando di non diventare la cena di qualcuno.
Cosimo Pardi